di Cristina Principale
Con questa doppia intervista inauguriamo una nuova iniziativa di Exibart dedicata a quelle gallerie che provano a sperimentare proposte diverse sia in termini espositivi che di mercato. Cominciamo con (galleria+) oltredimore di Bologna che ha avviato un progetto di eating-design con la prima residenza italiana per food-artisti. E le sorprese non mancano
Arte e cibo nel nostro tempo parlano lo stesso linguaggio che verte sullo stretto rapporto tra il prodotto e il suo effetto, tra l’esterno e l’interno, l’apparenza e la sostanza, alimentando stimoli e necessità dei sensi. Nell’articolato scenario dell’arte contemporanea il cibo è entrato a pieno diritto tra le espressioni creative di artisti e food-artisti capaci di stimolare una grande attenzione nel pubblico. Se ne analizza sia il coinvolgimento diretto, laddove il cibo è un materiale modellabile, che il confronto con la sua rappresentazione.
Diverse mostre indagano e celebrano il binomio arte&cibo in spazi privati quanto in istituzioni museali, come quella in corso fino a metà marzo alla Triennale di Milano promossa dalla Fondazione Golinelli di Bologna. Ed è proprio a Bologna che si sta vivendo una food immersion: la prossima edizione di “Scienza in Piazza” organizzata dalla stessa Fondazione sarà dedicata all’alimentazione; ma soprattutto a Bologna si è svolta la prima residenza per artisti in Italia legata al cibo, nel nuovo spazio della (galleria+) oltredimore, dedicato ad integrare mostre temporanee d’arte contemporanea, come dal 2009, con una proposta di convivialità abbinata a food projects specifici. Un’occasione finora unica per artisti interessati ad un periodo di lavoro presso la galleria nella Manifattura delle Arti, quasi a sviluppare e ricontestualizzare gli esperimenti della Eat Art di memoria francese degli anni ‘60.
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Pubblicato il 07/04/2014 su Exibart