In sc’i-aa porta

In sc’i-aa porta è un’opera partecipata sul tema della soglia, del margine, intesi come confine e luogo di scambio, di dialogo tra un dentro e un fuori. I margini sono spesso luoghi di incredibile ricchezza, usare il cibo per costruire una relazione in questi luoghi amplifica questa ricchezza in virtù del potere simbolico e culturale degli alimenti.


L’Opera

I temi che stiamo indagando sono quelli della soglia, del margine, intesi come confine e luogo di scambio, di dialogo tra un dentro e un fuori; confini e margini spaziali, che per analogia sono espressi, in riferimento all’essere umano in quanto entità fisica, dalla bocca: il confine del nostro corpo, la porta, la soglia che separa il mondo esterno dalla nostra interiorità, non soltanto fisica ma anche culturale, intellettuale, sentimentale.

Abbiamo scelto di usare un dispositivo relazionale semplice, basato sullo scambio e sul dono. 
L’opera consiste in un’installazione nel luogo predefinito e di due azioni.

L’installazione

L’installazione è composta da un’insegna in legno, realizzata e dipinta da artigiani del quartiere che posta sopra la porta d’ingresso del vecchio locale delle Rivolte ne prelude una “straordinaria apertura” – con tanto di poster pubblicitari affissi all’esterno – con il nuovo nome di “IN SC’I-AA PORTA” che in sanremasco significa “sulla soglia”; all’interno dello spazio, senza compiere nessuna operazione di ripristino, con l’intenzione di mostrare una fotografia del momento dell’abbandono, abbiamo collocato un tavolo rotondo in legno massiccio con un tovaglia bianca (con inserti a mano differenti per i due giorni di azioni) su cui il primo giorno abbiamo disposto in modo simbolico le statuine-scambio e il secondo giorno il cibo-dono.

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Le azioni

Le azioni che compongono l’opera sono due.
Nella prima la relazione si basa sullo scambio: abbiamo chiesto agli abitanti della Pigna di portare il proprio “cibo dell’allegria”, da scambiare con un oggetto simbolico, prodotto in collaborazione con un artigiano del quartiere.

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La seconda azione si basa sul dono a tutta la comunità di un cibo simbolico: il Turtun di Castelvittorio; un cibo locale preparato da “stranieri” (noi) secondo una dinamica di inclusione dall’esterno che ha caratterizzato negli anni il quartiere della Pigna, luogo di massiccia immigrazione dal sud Italia nel secondo dopoguerra, dall’estero oggi.

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Lo scambio e il dono non possono avvenire che sulla soglia, luogo di relazione e dialogo.

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IN SC’I-AA PORTA si muove secondo il principio per cui i margini, in quanto luoghi di relazione e scambio, hanno spesso maggiore ricchezza dei singoli ambienti che separano. Inserire l’elemento “cibo” come dispositivo per esprimere la relazione attraverso lo scambio e il dono produce una reazione timica che aumenta la ricchezza significativa, al contempo dei luoghi, del cibo stesso e delle relazioni per effetto del portato simbolico-culturale dell’alimento.

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Studio

Analisi del contesto

IN SC’I-AA PORTA è frutto della residenza artistica nel quartiere della Pigna di Sanremo, organizzata dal progetto Social Soups di Rachela Abbate e Rebecca Ballestra, in collaborazione con l’Associazione Pigna Mon Amour, con l’obiettivo di una riqualificazione sociale dello storico quartiere cittadino attraverso l’arte.

LaPigna
Il quartiere della Pigna è incluso e allo stesso tempo escluso (un’inclusione che porta con sè vaghe sensazioni di ghettizzazione) nella/dalla città nuova di Sanremo.

C’è, sul confine tra città vecchia e città nuova, un luogo specifico: una porta, meglio, la soglia della porta d’ingresso di uno storico locale (Le Rivolte) chiuso in fretta e furia per pericolo di crollo dell’edificio ormai vent’anni fa e da allora mai più aperto, sotto il portico delle Rivolte di San Sebastiano dove nel quattordicesimo secolo correvano le mura della città, un’altra soglia, un altro confine, un altro limite.

Porta

Abbiamo scelto di lavorare sul luogo, mettendo al centro del progetto proprio la sua dimensione di entità spaziale e fisica che distingue e caratterizza uno spazio rispetto e in relazione all’altro. Il luogo in cui tale relazione si sostanzia è il margine, il confine, lo spazio liminale tra le due entità.

Il luogo è la porta, la soglia dello storico locale di Peijun, all’interno del Palazzo delle Rivolte. E’ un luogo di fortissimo impatto e di significato profondo per gli abitanti della zona e che salta subito all’occhio anche ai passanti più distratti.

Il palazzo, costruito intorno alla metà del sedicesimo secolo, è sorto nello spazio lasciato vuoto dalla antiche mura, oggi, sotto ad esso ci sono le Rivolte di San Sebastiano, portico/caverna che collega Porta Santo Stefano, una delle porte di accesso principali alla Pigna e che la collega direttamente al mare.

L’intero palazzo è un limite, un confine, una soglia, un passaggio, tra una parte della città e un’altra.

Palazzo
Inoltre è un luogo simbolo dell’incuria e dell’abbandono. L’intero edificio è stato considerato inagibile a causa della possibilità di crollo circa venti anni fa e puntellato con tonnellate di ferro. L’intervento avrebbe dovuto essere temporaneo ma lo troviamo nella stessa condizione tutt’ora. E’ quindi anche un luogo simbolo di un modello di politica incurante, distante dalle reali esigenze dei cittadini, senza prospettiva e cristallizzato in una dimensione temporale scandita da interessi altri rispetto al bene pubblico e al buon governo-

Citazioni/parole chiave

“Pensare al margine come a un territorio di ricerca sulle ricchezze che nascono dall’incontro di ambienti differenti”

“Allegria!”

soglia, margine, confine, inclusione, esclusione, bocca, dono, scambio,

Riferimenti

Gilles Clement “Manifesto del Terzo paesaggio”, Marcel Mauss, Fibonacci, Mike Bongiorno

Iconografia

CollageInscia

 

Focus Cibo > [ISAP2]

Il “cibo dell’allegria” e la dinamica dello scambio rispondono ad una scelta precisa. Alle difficoltà di comunicazione e dialogo tra le due anime della città, più per sordità dell’una che per mancanza di voce dell’altra, contrapponiamo la volontà di concentrarsi sul potere delle relazioni, delle persone che vivono attivamente un luogo e sulla volontà di guardare al futuro in modo propositivo per cambiare le cose.
Il 25 aprile, giorno dell’azione è un giorno di festa, di libertà, di rinascita e di riappropriazione.

Il “cibo dell’allegria”, oltre a rappresentare tutte le culture presenti nel quartiere è un modo per unire questi temi, chiedere agli abitanti della Pigna di prepararlo rafforza la loro partecipazione attraverso un lavoro attivo.

Molti degli abitanti non si sono limitati a preparare una porzione simbolica di questo particolare cibo per effettuare lo scambio ma hanno voluto a tal punto che la condivisione coinvolgesse tutti che ne hanno preparato in quantità.

Per questo motivo, abbiamo assecondato questa volontà e abbiamo colto l’invito degli abitanti stessi ad organizzare una festa nella festa, convogliando chiunque avesse piacere di partecipare nella tavernetta della signora Agata, diventata improvvisamente un altro luogo dell’opera partecipata.

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Abbiamo scelto per il “cibo dono” della seconda azione il Turtun di Castelvittorio. Il Turtun è una preparazione comunitaria locale, tipica delle campagne dell’entroterra dove veniva preparato con prodotti semplici e consumato collettivamente durante i lavori agricoli stagionali. In questa occasione noi, venuti da fuori, lo abbiamo preparato a casa della signora Rosita, abitante della Pigna, andando a fare con lei la spesa al mercato, usando la sua ricetta di famiglia e portandolo poi a cuocere in una panetteria della città nuova con una sorta di processione laica che ha messo in comunicazione le due anime della città.

Il Turtun di Castelvittorio