Supercalifragilisti chespiralifood

Supercalifragilistichespiralifood è un lavoro che parte da una riflessione sul ruolo della “parola” nel marketing alimentare, è una ricerca artistica attorno alla parola Food, un viaggio per andare oltre l’abuso di un termine che è diventato un marchio, che imperversa nei mezzi di comunicazione, e che viene usato come specchio per definire noi stessi e l’identità di una città intera.


L’Opera

Supercalifragilistichespiralifood è un’installazione partecipata che consiste fisicamente in due stampe su materiale backlit montate su pannelli retroilluminati a led. Le due immagini sono due collage digitali composti in primo piano da immagini di cibi e che hanno come sfondo due stereogrammi. Le due stampe compongono un unico oggetto, che nasconde al suo interno un messaggio di speranza. Il messaggio è nascosto poiché il senso del lavoro è legato all’azione del partecipante che consiste nel guardando oltre il fenomeno commerciale del food.

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Concettualmente, invece, l’opera muove i suoi passi all’interno di questa cornice teorica che qui riportiamo con le parole del curatore Elisabetta Sciagliano.

“L’etimologia della parola cibo si riallaccia al latino capio, cioè prendere. In sostanza, il cibo altro non è che la quantità di nutrimento che gli animali assumono per alimentarsi e mantenersi in vita, mentre gli uomini, si sa, anche per pura gola. Il cibo, dunque, è ciò che ci nutre, ci rende più intelligenti o stupidi a seconda dell’uso e fa di noi persone sane o malate. Ci identifica, unisce, incuriosisce e accultura. Il cibo è tutto, ma non è FOOD. La parola food è un abuso che abbiamo creato fino ad ideare un marchio. Tutto è Food e chiunque pare essere impiegato nel medesimo settore. Il brand food contamina in maniera esponenziale tutti e tutto, viaggia e si insinua soprattutto nei mezzi di comunicazione e sul web dilaga in maniera esponenziale. Si parla di food, di foodie, di foodgourmet. Siamo foodteller, quasi tutti, usiamo il cibo fotografato e condiviso online, per puro piacere estetico o per raccontarlo e raccontare una storia che spesso non ha nulla a che fare con un reale interesse per il cibo ma è necessaria per non rimanere indietro rispetto al trend del momento. Lo usiamo come specchio per definirci, per trovare un’appartenenza e una collocazione in una società che ci spersonalizza illudendoci con un’individualità esagerata. A questo punto è lecita una domanda: che cosa non è food e cosa c’è al di là del food?”

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Analisi del Contesto

Supercalifragilistichespiralifood è un progetto che nasce per far parte della rassegna EUTOPIA – pratiche artistiche intorno a luoghi alimentari che non esistono … ancora. La rassegna è una chiamata, nell’anno del cinquecentenario dell’Utopia di Tommaso Moro, per compiere una riflessione sul tema dell’utopia intesa come “principio di speranza” che possa portare a realizzare “luoghi alimentari che non esistono, ancora”: un’ espressione deliberatamente ampia nelle sue interpretazioni per dare modo ai diversi punti di vista dei protagonisti di svilupparne il tema attraverso la propria individuale ricerca.

Studio

“Il mio cervello è la chiave che mi rende libero”

Harry Houdini

Focus Cibo

Una cascata di patatine fritte, immancabile compagna di ogni aperitivo e una schiera di muffin in assetto da guerra, cake design che si fa breccia delle nostre pause caffè. E ancora macarons verde pistacchio fluo a mò di space invaders che fanno la corte a un floreale cespo di insalata, anche lui, oramai diventato parte di un fenomeno che non ci permette di mangiare senza compromesso.

Il messaggio nascosto tra le pieghe grafiche dello stereogramma ci salverà? Ci farà andare oltre?

Non lo sappiamo. Anche perché al momento, anche se visto da molti, non sembra aver mosso delle coscienze.