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Fondi di Carciofo

Fondi Di Carciofo è un talk partecipativo. Un curatore guida le persone in un percorso alternato tra i più importanti momenti dell’arte contemporanea in cui le pratiche relazionali hanno affrontato il cibo e la poetica e i lavori di Panem Et Circenses. Il collettivo artistico, nel frattempo, costruisce con i partecipanti un’opera relazionale site specific.


L’Opera

La relazione con i partecipanti e quindi l’opera, nella sua triplice forma (happening, installazione, performance), inizia prima dell’incontro con tre richieste scritte per e-mail, una per ogni forma.

Le tre richieste nell’ordine sono:

  1. Portaci un etto di farina bianca, in un sacchettino. Quella base del supermercato sarebbe l’ideale, primo prezzo, non pregiata. <HAPPENING>
  1. Portaci un cibo che ritenete essere “artificiale”. Ci basta una piccola monodose, una piccola porzione, di qualcosa già pronto da mangiare senza bisogno di scaldarlo o lavorarlo ulteriormente. <INSTALLAZIONE>
  1. Portaci un cibo che esprima, che rappresenti, il sentimento che provate in questo momento, ossia nel momento in cui vi chiediamo di dedicare un po’ di tempo a questa pratica. SIATE ONESTI! Se vi infastidisce, preparate/scegliete un cibo di conseguenza, senza paura! <PERFORMANCE>

La richiesta è accompagnata dalla frase:

“Tutto questo serve a rendervi attori e non spettatori delle azioni che realizzeremo assieme sabato. I vostri cibi saranno alcuni tra i materiali protagonisti delle pratiche di partecipazione.”

A queste richieste corrispondono altrettante azioni che sono l’attivatore della partecipazione alla creazione dell’opera.

L’happening. Ossia l’Action Eating*di Panem Et Circenses.

In questo caso l’opera è iniziata con uno scambio. Il partecipante prende parte ad un evento rurale, rituale, costruito nella sua veste di forma d’arte. Invitato a portare della farina, i partecipante/attore in cambio riceve un pari quantitativo in chicchi non processati. Questo scambio di doni si unisce ad uno scambio di lavoro. Si usano le mani con l’ausilio di strumenti e attrezzatura arcaiche per la macinatura, portando l’attenzione sullo scorrere lento del tempo, sul concetto di comunità, sul suono, ormai dimenticato della battitura: scegliendo, curando, rompendo, pestando, mescolando, sviluppando, cuocendo, condividendo.

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Una lunga giornata di preparazioni dove il focus è il PROCESSO. Un processo di pratiche e di condivisione che si conclude con il momento conviviale del pasto. A terra, senza mediazione, si mangia in ciotole di terra cotte in un forno e prodotte a mano dagli artisti. Il cucchiaio è di legno. Sulla tovaglia, in canapa grezza, sono scritte a mano, prima di sedersi, le parole chiave del percorso. Sono le stesse parole che riempiranno le bocche dei partecipanti insieme al cibo. Una conversazione controllata e mediata dagli artisti sui temi di ARTE, AGRICOLTURA e ESPERIENZA.

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L’installazione. Ossia il Food Specific* di Panem Et Circenses.

Nel secondo caso, quello dell’installazione, abbiamo chiesto, ad ogni partecipante, oltre al cibo artificiale una spiegazione. Prima di fruire l’installazione abbiamo svolto delle video interviste per chiedere ai partecipanti quel’è la loro concezione del cibo come artificio.

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L’installazione prevede una fruizione individuale. Si entra in una sala buia nella quale al centro si trova una struttura in legno con sopra …. . Un sonoro avvolge l’esperienza, dando alla fruizione un tono religioso.

Una sola piccola apertura e una luce dentro, portano al contatto con la colonna di mattoni dipinta di bianco al centro della sala. Appoggiata ad essa un altare, un piedistallo. Una coppa riempita di lecca lecca biologici con sotto la parola CREDO e sovrastata dalla scritta “NON AVRAI ALTRO BIO ALL’INFUORI DI ME” realizzata con pennarelli di zucchero per torte definisce il lavoro.

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La fruizione lascia libertà alla partecipazione. Puoi prendere il lecca lecca, puoi mangiarlo oppure no, puoi rifiutarlo, puoi usarlo per lasciare un segno a chi dopo di te entrerà. Questo è un angolo di intima riflessione sul tuo rapporto con il cibo e la sua veste artificiale. Le domande che animano l’installazione sono relative ai rapporti tra noi e il cibo e il cibo con la natura. E’ il cibo biologico davvero più vicino alla natura che il cibo dell’agricoltura e dell’industria tradizionale?

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La Performance. Ossia una Food Translation* di Panem Et Circenses.

Nell’ultimo caso, quello della performance, la presa in carico del collettivo nei confronti del cibo sentimentale portato dai partecipanti di trasforma in una considerazione circa la responsabilità.

Vicino alla porta d’entrata, uno dei due artisti è seduto a terra e srotola e ordina una lunga corda. Userà questa corda per unire tutti i partecipanti e invitarli a disporsi in cerchio, mentre si lega all’altra metà del collettivo, posizionandosi al centro di esso.

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I partecipanti a turno faranno incorporare al primo artista i lori cibi sentimentali. Raccontando il sentimento coinvolto e il loro meccanismo di scelta. Uno dopo l’altro, l’artista farà suoi, nel modo più intimi e profondo che conosce, mangiandoli, i loro … Mettendosi in questo modo in profonda connessione con essi e dando peso e valore alla loro scelta. Alla fine del giro, il secondo artista, donerà e inviterà a fare lo stesso, quindi a incorporare il cibo del sentimento della riconoscenza preparato per loro. Una mela. Una riflessione simbolica su un frutto simbolico molto potente.

fondi di carciofo Performance


Studio

Analisi del contesto

Fondi di Carciofo è un’esperimento e un’azione di creazione di comunità attraverso l’arte. Nasce come format per integrare formazione, informazione e azione. Un format che mette assieme un talk con la creazione attraverso le pratiche di partecipazione di un’opera d’arte site specific.
Il progetto si è realizzato grazie al raggiungimento dell’obiettivo di una campagna di crowdfunding durata tre mesi, che ha segnato e definito le modalità di produzione e definizione dell’opera stessa.
Da un’idea di Silvia Petronici e Panem Et Circenses, tre giornate da dedicare alle pratiche artistiche di partecipazione e al cibo come dispositivo relazionale, attraverso una panoramica nella storia dell’arte più recente e la poetica del collettivo PEC.

fondi di carciofo locandina
Fondi di Carciofo si compone di tre forme: un happening, un’installazione e una performance. Ognuna di queste si sviluppa a partire da due elementi: un tematica, proposta dal curatore, e una tipologia di azione del collettivo PEC. Panem Et Circenses ha lavorato per creare tre opere partecipate che dialogassero tra loro e permettessero ai partecipanti di sperimentare in modo attivo e diretto il meta argomento del talk.

Ricerca iconografica.

Come strumento di accompagnamento e disvelamento del lavoro di ricerca per Fondi di Carciofo abbiamo prodotto 20 tavole con la tecnica del collage. Le tavole sono state scannerizzate e modificate graficamente per creare la fanzine dedicata al laboratorio che potere sfogliare qui sotto.

La Ricerca per l’happening.

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Il tema, nelle parole del curatore Silvia Petronici.

ARTE E AGRICOLTURA // storia e saperi
Ci riferiamo al legame attualmente indagato da collettivi e gruppi di ricerca artistica in Italia e all’estero che si può stabilire tra la pratica dell’arte, intesa come strumento conoscitivo e la pratica dell’agricoltura, a sua volta intesa come sapere e tecnica di trasformazione della natura. Considerando il racconto dei nostri passaggi evolutivi nell’approccio all’ambiente e alle possibilità di vita in esso, dalla caccia e la raccolta all’allevamento, attività nomadi, fino, appunto, all’agricoltura, attività stanziale, si può distinguere in essa un legame forte e, per così dire, stabile, con l’ambiente specifico. Da questa prospettiva, si parla di Permacultura e di sostenibilità, di restituzione di valore a tempi, ritmi e circostanze uniche e irripetibili. Con l’arte questi processi possono riprendere spessore e dignità, non solo perché possono essere riscoperti e raccontati ma soprattutto perché possono fondare nuovi linguaggi comunitari, integrando sviluppo e lentezza, natura e cultura. Còlto e Cólto.

ESPERIENZA // realtà e mondo; conoscere e orientarsi
Con questo termine pensiamo al nostro approccio totale alla realtà, fisico sensoriale (organico) ma contemporaneamente cognitivo (mentale). Fare esperienza di qualcosa significa conoscerla nel modo più profondo, con il corpo e con tutto ciò che siamo in grado di associare ad esso, i nostri ricordi, le nostre opinioni, le credenze, i sogni, le aspettative. Portare gli oggetti alla bocca. Toccare la fiamma della candela. Attraverso l’esperienza la realtà oltre il confine del nostro corpo (ma anche quella al suo interno) diviene mondo, luogo di senso e di possibilità dove orientarsi.”

PAROLE CHIAVE: ARTE / AGRICOLTURA / ESPRIENZA

Il focus sul tema del cibo

Da questo contesto teorico abbiamo individuato nel cereale non lavorato il punto iniziale del nostro intervento. Il triticum monococco, una delle prime piante ad essere addomesticate dall’uomo, segna, simbolicamente, l’ingresso dell’uomo nella sua dimensione agricola e quindi nell’era stanziale e di dominio della Natura attraverso la Cultura.

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L’elemento portante di questo Action Eating è il processo, inteso come percorso di conoscenza.

Il riferimento ideale è quella del mondo selvatico, puro, che diventa mondo addomesticato attraverso le pratiche agricole, dando forma alle basi delle grandi civiltà. Dall’agricoltura come rito e come dimensione sociale delle campagne alla dimensione industriale della pratica odierna dove le materie prime perdono la loro forma ontologica attraverso i passaggi meccanizzati.fondi di carciofo happening ricerca cibo cerealefondi di carciofo happening studio

La ricerca per l’installazione.

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Il tema, nelle parole del curatore Silvia Petronici:

CIBO // materia e fede
Questo è il campo, propriamente detto, di azione e di pensiero di Panem et Circenses. Dall’etimologia della parola che riconduce al “prendere” (il greco Kapto), parlare in questo contesto di cibo sarà l’occasione di mostrare l’ambito della loro ricerca, il confine tra fiducia e bisogno, desiderio di conoscenza e pericolo. Dal momento mitico della scelta di Eva che prende la mela dall’albero della conoscenza fino alla perdita di consapevolezza nell’assunzione di sostanze non più nutrienti e a volte persino dannose, come accade nella non cultura contemporanea del cibo e dell’alimentazione.
ARTIFICIO // ancora realtà e mondo; natura e cultura
Con questo termine e con la sua ambiguità vorremmo parlare di tutto ciò che risulta da un’azione umana conseguente all’applicazione di una tecnica (intesa nel senso greco di tecnè). Trasformazione di materia, fisica o linguistica che sia, al fine di produrre un effetto difforme dall’aspetto (inintelligibile) di partenza. Avviciniamo artificio al gioco di prestigio. E, pur non escludendo che anche nei processi della natura questo possa accadere, distinguiamo artificiale da naturale come la statua dal blocco di marmo premettendo che consideriamo la statua il nostro mondo e il blocco di marmo la realtà che percepiamo e interpretiamo e di cui esso è composto. Domandiamoci se siamo in grado di distinguere l’artificio dalla natura nella nostra percezione di essa.”

PAROLE CHIAVE > CIBO / ARTIFICIO

Il focus sul tema del cibo

Da questo contesto teorico abbiamo individuato come focus particolare il rapporto che abbiamo con il concetto commerciale di cibo biologico. Un’industria al pari delle altre che, se da un lato probabilmente mette in atto pratiche più virtuose, dall’altro fa di queste lo spot commerciale del proprio apparato di marketing.

Un filo sottile che dovrebbe farci riflettere sul tempo e il modo che dedichiamo alla cura di noi stessi e del pianeta attraverso gli atti alimentari, intesi anche come atti politici, soprattutto in relazione al nostro potere di acquisto.

La domanda è, in particolar modo, se conosciamo davvero quello che mangiamo, quando mangiamo biologico o se semplicemente ci affidiamo in modo incondizionato, ad una fede unica e cieca.

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L’uso del lecca lecca è immagine di queste riflessioni. Stiamo mangiando, comprando, un alimento composto al 90% di zucchero, riconosciuto dalla comunità medica come molto nocivo, ma lo compriamo biologico, perché? Perché lo zucchero biologico o grezzo, in quelle quantità, è davvero considerabilmente meno nocivo?

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La scelta di utilizzare zucchero colorato edibile per le scritte è in linea con la scelta di utilizzare farina bianca per fare la colla con la quale sono state affisse dai partecipanti i disegni di spighe di grani, relativi all’action eating di cui sopra. Alimenti forse non più tali, e in questo caso non utilizzati come tali, dato il loro alto grado di artificio.

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Nell’ordine i cibi portati dai partecipanti sono stati:

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La ricerca per la performance.

Il tema, nelle parole del curatore Silvia Petronici:

RELAZIONE // percezione e scelta
L’estetica relazionale, al centro della mia (silvia petronici) ricerca sulle pratiche artistiche site specific, si fonda sulle nozioni di coinvolgimento, empatia e partecipazione. È inoltre fondamentale in questa sfera di ricerca il tema della responsabilità, dei limiti e dei confini chiari. Produrre relazioni è il valore intrinseco dello scambio (e con Mauss, potremmo dire del dono) che i dispositivi elaborati dagli artisti sono in grado di attivare.
SENTIMENTI // piacere e dolore; animali e vegetali
L’empatia, la simpatia, la diffidenza e il disagio. L’amore e la tenerezza. In sintesi il piacere e il dolore. Da Kant fino ad oggi la sfera dei sentimenti si colloca in mezzo tra la conoscenza e la volontà, tra la teoretica e l’etica. Il sentimento è un mezzo a nostra disposizione per capire le cose del mondo, avvicinarci ad esse o difendercene. Al riconoscimento sentimentale del valore, della bontà di qualcosa, si aggiunge nella nostra esperienza del mondo, la sua comprensione e la scelta che da essa ne deriva. Provare sentimenti e manifestarli secondo codici specifici e condivisi (nel tempo e nel luogo e per la comunità di cui si fa parte) è proprio della nostra natura di esseri viventi, del nostro esserci, stare in un dato contesto di stimoli. Condividiamo senz’altro questo con gli animali e con molta probabilità anche con le piante.”

PAROLE CHIAVE: RELAZIONE / SENTIMENTI

Il focus sul tema del cibo

Il cibo sentimentale. Spesso si identifica lo stomaco (o la pancia) come luogo privilegiato dei sentimenti e noi non possiamo che trovarci d’accordo. Il sentimento è sempre associato ad uno stato di cose, alla cui identificazione, non troppo spesso abbiamo tempo e opportunità di dedicarci. In questa performance abbiamo lavorato utilizzando il concetto di soglia e il principio di inclusione di Fischler per far prendere ai partecipanti la responsabilità delle loro sensazione e le conseguenti ripercussioni che hanno sugli altri.