trEATticon è un viaggio. È un excursus evolutivo sull’atto del “mangiare” come atto conoscitivo del mondo. In che modo abbiamo conosciuto il mondo attraverso il cibo dalle origini ai giorni nostri? TrEATticon sono tre opere partecipate Materia, Deleteria, Aetheria, tre Action Eating in cui per mangiare bisogna ingegnarsi, sempre di più… o sempre di meno?
TrEATticon è un progetto speciale ideato e sviluppato per la galleria d’arte contemporanea GALLERIAPIU’.
TrEATticon affronta in tre atti il tema del mangiare come atto conoscitivo del mondo.
Un excursus evolutivo, un viaggio attraverso gli elementi che compongono la sostanza edule, un crescendo di sperimentazione e studio gnoseologico, parlando il linguaggio del cibo.
I tre atti del progetto sono: Materia; Deleteria; Aetheria.
Tre installazione e tre happening realizzati in sei momenti differenti nell’arco di tre mesi. Ogni allestimento ha fatto riferimento ad una declinazione specifica di un disegno progettuale consistente in un ciclo di tre Action Eating (ripetuti a coppie) accompagnati da una produzione grafica dedicata. Una fanzine illustra il progetto nella sua interezza. Di volta in volta il pubblico è stato introdotto alla sala dell’installazione solamente con informazioni parziali sul proprio coinvolgimento, limitandosi a dire che avrebbe mangiato ma non cosa né, soprattutto, come, favorendo in tal modo una dinamica partecipativa ma soprattutto sperimentale.
Il progetto è da considerarsi un work in progress. L’universalità e la vastità dei temi trattati implica l’impossibilità di una visione unica e definitiva sull’argomento. E’ fra i nostri intenti la volontà di svilupparlo in altre forme di ricerca e di fruizione.
L’Opera
TrEATticon dichiara che l’atto del mangiare è un atto conoscitivo del mondo.
A ogni atto corrisponde un diverso approccio gnoseologico.
Percezione sensoriale diretta guida istintivamente Materia, dove il confine tra “apparenza” e “realtà” si svela con l’uso delle mani e della bocca.
Deleteria cerca la conoscenza attraverso la percezione mediata da strumenti. Si spinge oltre una ricerca di tipo scientifico usando un modello proposizionale e sperimentale.
Aetheria concettualizza la conoscenza mediante lo sguardo. Il cibo-immagine non è metafisica ma solo un salto di livello sostanziale, dalla materia alla materia-immagine, dove l’oggetto-cibo rimane come sospeso, smaterializzato, spogliato delle sue qualità tangibili.
A ogni atto corrisponde una diversa età intellettuale dell’uomo.
Lo stadio infantile, dove tutto è un gioco conoscitivo; l’adolescenza, instabile e trasformatrice; la maturità, complessa e dalle molteplici derive.
A ogni atto corrisponde un elemento della dottrina tradizionale.
A ogni atto corrisponde un diverso tipo di fruizione per il cibo.
A ogni atto corrisponde un diverso tipo di cottura.
Il primo atto: MATERIA
Riferimenti concettuali
prima della conoscenza
(l’uomo che non sa)
Il primo atto si situa sul piano dell’approccio conoscitivo diretto alla materia, dove l’elemento predominante è quello della Terra.
La Terra corrisponde all’ultimo grado della manifestazione corporea, il più elementare e grossolano per gli Indù.
Sarà riconcepita dai Greci, in particolar modo da Empedocle, come una delle quattro “radici” eterne (Aria e Etere verranno in qualche modo accorpati o non distinti).
Anche Platone, nel Timeo ci dirà che i corpi sono formati da questi quattro elementi e che il Demiurgo ha dato loro una struttura geometrica costituendoli in figure solide perfette, conosciuti oggi come solidi platonici.
Il solido associato alla Terra è l’esaedro, il cubo, il “più immobile e plasmabile” degli elementi.
La fase di sviluppo intellettuale predominante è l’infanzia, dove tutto viene percepito per la prima volta attraverso un gioco conoscitivo.
Il setting generale è rappresentato dall’immagine del mondo-giardino.
Il secondo atto: DELETERIA
Riferimenti concettuali
la trasformazione
(l’uomo che conosce)
Il secondo atto si situa sul piano della sperimentazione libera e senza scopo preciso, guidata dal flusso distruttore e trasformatore dell’elemento dominante, l’Acqua.
Le forme del cibo e le sue possibilità di fruizione si ampliano e diventano più complesse, in relazione al primo. Curiosità adolescenziale e spirito pratico e innovatore sono le attitudini suggerite alla fruizione.
Il mondo-laboratorio si ispira al lavoro degli alchimisti occidentali che si presentava come una filosofia della natura contrassegnata da due aspetti fondamentali: la segretezza e il momento operativo.
Antropologicamente, l’uso dell’acqua e di strumentazioni in cucina segna il passaggio da una civiltà primitiva ad una culturalmente più articolata. Lo scarto diventa significante in relazione all’atto precedente. Il partecipante viene iniziato alla “nuova civiltà” attraverso l’accesso al laboratorio.
Il terza atto: AETHERIA
Riferimenti concettuali
la concettualizzazione
(l’uomo che va oltre)
Il terzo atto si situa su un piano astratto, dove l’oggetto-cibo viene svuotato della sua sostanza materica per essere riempito di significati intellettuali sempre più arbitrari e che spesso originano fenomeni devianti e deviati; volatili e incostanti come l’Aria, il suo elemento.
L’eccessiva considerazione dell’elemento estetico, a scapito del contenuto, è parte del fenomeno indagato in questo terzo atto.
La denominazione del terzo atto “Aetheria”, trova assonanza con il termine etere, utilizzato nel campo della comunicazione mass-mediatica radio televisiva, luogo d’eccellenza con il web, di una proliferazione esponenziale e incontrollata del cibo-immagine.
Questo video racconto con il quale abbiamo presentato Aetheria e siamo stati selezionati per il festival PLAY WITH FOOD di Torino, racconta meglio di molte parole scritte il lavoro.
Studio
Citazioni
“E alla terra diamo la forma cubica. Infatti dei quattro generi è il più immobile e il più plasmabile dei corpi. E soprattutto è necessario che sia tale quello che ha le basi più solide”
Platone, Timeo, 55E“Ci sono quindi due motivi per porre l’arrosto dalla parte della natura e il bollito dalla parte della cultura. Un motivo reale, dal momento che il bollito richiede l’uso di un recipiente, che è un oggetto culturale; e un motivo simbolico, perché la cultura effettua la propria mediazione tra l’uomo e il mondo e perché anche la cottura per ebollizione effettua una mediazione, per mezzo dell’acqua, fra il cibo che l’uomo si incorpora e quell’altro elemento del mondo fisico che è il fuoco.”
Claude Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola, p.430Affumicato e arrosto si oppongono invece per il posto più o meno ampio riservato all’elemento aria; arrosto e bollito, infine, per la presenza o l’assenza dell’acqua.
Claude Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola, p.439
Riferimenti testuali
TrEATticon usa come filo rosso un riferimento strutturale e visivo alla dottrina tradizionale dei cinque elementi sensibili (Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere) che compongono tutta la manifestazione corporea, e alle sue successive declinazioni storiche.
Greci e alchimisti occidentali sono i referenti primari.
TrEATticon associa a ognuno dei tre atti (Materia, Deleteria, Aetheria) un elemento.
Terra, il primo atto, quello legato alla sostanza.
Acqua, il secondo, dedicato alla trasformazione.
Aria, il terzo, concentrato sul cibo-immagine tanto diffuso “via Etere”, che niente ha a che vedere con la quintessenza alchemica ma piuttosto si avvicina all’anestetico…
Fuoco è l’elemento simbolo di trEATticon, lo accompagna, sottostà (e sta sotto) agli altri elementi per permetterci di cucinare.
Platone, Timeo
Johann Daniel Mylius, Philosophia Reformata
Claude Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola
Ricerca iconografica
Abbiamo fatto un enorme lavoro di ricerca iconografica, ispirato agli stessi riferimenti esposti sopra. La maggior parte di esso lo si può fruire nelle pagine della fanzine dedicata al progetto, che qui vi proponiamo nella sua versione a colori.
Sfoglia la Fanzine qui
Inoltre, con tutti gli stimoli visivi e le immagini di back stage dei mesi di preparazione del lavoro abbiamo editato un video tributo a trEATticon. Proiettato in galleria in occasione della chiusura del progetto.
La ricerca e il suo focus sul cibo
Ogni atto è associato ad un tipo di cottura e non da un alimento. Questo perché il focus dell’intero lavoro è stato il processo e non l’oggetto. Ciò non toglie però, dato il tipo di ricerca minuziosa e articolata che abbiamo sviluppato, che la nostra attenzione si sia soffermata anche su ogni singolo alimento presentato nei tre Action Eating.
Innanzitutto vi raccontiamo cos’è un Action Eating. L’Action Eating ossia, letteralmente, “mangiare d’azione” è essenzialmente un happening. L’accento è nell’azione e nel gesto del partecipante che mangia, lì risiede il significato. Il riferimento al movimento action painting è voluto.
L’Action Eating è un’esperienza gastronomica che trascende il puro statuto alimentare del cibo, ne offre significati altri che permeano lo spazio circostante esteriore ed interiore e spinge, così, l’uomo ad un’azione cosciente.
MATERIA il primo atto si muove quindi nel mondo-giardino caratterizzato dal crudo e dalla cottura direttamente su fuoco con gli alimenti coperti e protetti da creta, argilla e pasta di sale.
Il cibo è concepito come sostanza primordiale, come materia prima, presentata il più possibile nelle sue forme pure e naturali, senza particolari azioni di cambiamento su di esso.
Abbiamo scelto il cibo sotterraneo per eccellenza, le radici e i tuberi, e le abbiamo portate in superficie come se fossero idealmente conosciute per la prima volta.
Come un bambino o come un uomo primitivo che ancora non padroneggia le sue capacità, l’alimento si fruisce senza l’ausilio di strumenti e conoscenza, ma solo con le mani e l’istinto; rompendo, strappando, pestando; cercando e trovando un personale accesso al cibo.
L’happening si basa su questi principi e si contestualizza in una sorta di eden creato con l’obiettivo di far provare l’esperienza immaginaria del primo uomo che ha colto una mela o rotto una noce.
Abbiamo usato per la realizzazione dell’installazione: terriccio da giardino sul quale sono stati collocati gli elementi del sottobosco, i sassi, i pezzi di legno, le foglie, pezzi di legno, bastoni e foglie di loto essiccate. Tra questi elementi abbiamo nascosto il cibo: foglie di cavolo verza fresche con germogli eduli, uova sode, una grande pietra scavata a mano con coperchio ripiena di spezzatino di cervo cotto a bassa temperatura, 24 palle di argilla semirefrattaria con all’interno patate e mele intere cotte in forno e 24 palle di sale con all’interno carciofi e rape rosse, sempre interi e cotti in forno.
Nell’ambiente si diffonde il tappeto sonoro dei rumori della foresta amazzonica all’alba.
DELETERIA, il secondo atto è caratterizzato da un tipo due preparazioni sofisticate e che necessitano per la loro realizzazione di una cucina professionale: la cottura sottovuoto a bassa temperatura e il processo di disidratazione. Il secondo atto propone il cibo non più come materia pura e semplice ma come materia trasformata attraverso procedimenti sperimentali. Elemento chiave di questi processi è l’Acqua, che infatti viene tolta, aggiunta e usata per cucinare.
Il cibo viene proposto in forme “processate”, in un contesto che pone l’accento sull’intervento tecnologico dell’uomo.
Sottovuoto, liofilizzati, disidratati, atomizzati, surgelati: acqua che va, acqua che viene, tolta, messa, tolta di nuovo, rimessa ancora… L’Action Eating porta il partecipante nella fucina di un mondo-laboratorio, la condizione permette di dare sfogo alla curiosità adolescenziale dell’innovatore e di fruire modalità insolite di preparazione dei cibi. La componente chimico-fisica è protagonista, così come un indispensabile momento operativo, che si accosta alle pratiche di laboratorio.
La tavola in acciaio inox è allestita con strumenti che sono usualmente impiegati in un laboratorio di analisi chimiche (pinze e bisturi in plastica sterili monouso confezionati; pinze a forbice in acciaio inox; siringhe sterili monouso; guanti monouso in nitrile; contagocce in vetro; provette in vetro con diverse capacità e bottiglie e bottigliette graduate in plastica). Ogni partecipante occupa una delle 12 postazioni preparate per permettergli di operare, attraverso indicazioni scritte e orali, una ricombinazione degli alimenti disidratati, mescolandoli con l’ausilio dell’acqua al fine di ricostituire le preparazioni e poter così consumare un pasto vero e proprio.
Tutti i cibi sono stati interamente preparati dalla chef Stefano Rebuli e da Panem Et Circenses, nella cucina del suo ristorante, il Tappobar ad Asolo. Una sessione di ore infinite, tra il servizio del pronzo e della cena e dopo l’orario di chiusura. E allora non possiamo in questa sede non mettervi almeno la lista degli ingredienti, per far lavorare la vostra immaginazione: fiori secchi da infusione, gelatine di frutta, riso soffiato, alghe atlantiche eduli, germogli, radicchio, olio aromatizzato all’aringa, aceto di fichi, olio aromatizzato alla vaniglia, wasabi in polvere, brodo vegetale sotto- vuoto, composto disidratato di cipolla, finocchio, pangrattato, formaggio; composto disidratato di uovo, pangrattato, limone; composto di polvere di masala, curcuma, zenzero; filetti freschi di sgombro, cozze, patate, bietola in sacchetto di cartafata; composto disidratato di cipolla e aglio; composto disidratato di peperoncino, limone, masala, sedano; succo di mela estratto per congelamento; composto liquido di pasta strudel, cannella, uvetta, pinoli.
AETHERIA, il terzo atto legato all’elemento Aria e alla concettualizzazione, smaterializza la sostanza commestibile e porta in scena il cibo-immagine.
La proposta gastronomica si spinge nella controversa zona del food patinato, esteticamente bello, molto ben raccontato ma povero di contenuto e di cibo vero.
L’ultimo happening si focalizza sul fenomeno, oramai ventennale, del food porn, e trasforma il soggetto partecipante da potenziale spettatore ad attore-oggetto.
In un medley convulso degli innumerevoli format riguardanti il cibo si inserisce una sorta di “reality on-air” di bocche e mani che stanno consumando la cena- evento, composta da una raffinata combinazione di cibi ricercati, ove l’estetica è preponderante come vuole il mondo-immagine.
Sulla tavola coperta da una candida tovaglia bianca sono posizionate le 12 riproduzioni fotografiche incorniciate raffiguranti in scala 1:1 un’apparecchiatura sontuosa vista dall’alto in cui spicca la presenza di un i-phone accanto alla sinistra delle forchette e un i-pad sopra il piatto al centro. I commensali sono invitati a prendere posto di fronte all’apparecchiatura virtuale per godersi una cena chic e inconsistente servita da tre performer (due camerieri eleganti e uno chef) che mettono in scena un servizio formalmente impeccabile mentre un videomaker riprende e proietta in presa diretta i loro volti e le reazioni alle portate effimere.
Collaterals
Link al Post: Art White Night 2014 – trEATticon Condensed
Link al Post: trEATticon Foto Promo