Cibofòbia è un’opera che nasce da un processo partecipato con gli studenti del Master Europeo in Storia e cultura dell’Alimentazione e che riflette sulla paura alimentare come emozione soggettiva ed universale che ha percorso la storia dell’uomo mutando nelle forme e nei contenuti ma mantenendosi viva fino ai giorni nostri.
L’Opera
L’opera consiste nell’installazione di 12 stampe a parete con altrettante frasi che descrivono paure alimentari del passato e del presente. Il fruitore può interagire con l’opera attraverso un dado a 12 facce. Tirandolo, il numero selezionerà la paura e il relativo cibo, nascosto in una scatola di colore nero, che il partecipante potrà mangiare (o rifiutarsi di farlo), potendo così provare in prima persone se la paura e il cibo relativo ad essa lo riguarda.
La paura alimentare, supportata sensorialmente dal disgusto, è il residuo di una risposta un tempo funzionale al processo evolutivo.
Mangiare, ossia far superare ad un corpo estraneo la soglia della bocca, è un atto inclusivo, intimo e in quanto tale sempre potenzialmente pericoloso. E’ sempre stato così. Lo sarà anche in futuro?
In generale, e semplificando, il concetto di paura è collegato a quello di percezione del rischio, che ha una dimensione individuale ed una collettiva. Il rischio è collegato all’alternativa di scelta; paradossalmente se non fossimo onnivori ma avessimo un’alimentazione specifica come la stragrande maggioranza degli animali, la paura alimentare non sarebbe così importante e presente nei nostri pensieri.
L’alternativa di scelta conduce al dilemma dell’onnivoro che da un lato fa crescere il nostro bisogno di sicurezza e dall’altro tiene viva la paura nelle sue moderne forme di diverso ordine e grado.
Dato il taglio storiografico del lavoro, dovuto al fatto che l’opera è costruita con gli studenti del Master Europeo in Storia e Cultura dell’Alimentazione, abbiamo preso in considerazione la paura del nocivo, intesa come salubrità degli alimenti da un lato e come storia delle emozioni dall’altro.
Il nocivo del passato e le paure connesse sono primariamente legati ad una non conoscenza delle materie e delle tecniche; il nocivo odierno e le paure collegate sono, al contrario, spesso dovute a nuove e molteplici conoscenze (o presunte tali) che se da un lato ci mettono in guardia dal pericolo dall’altro concorrono a creare un terreno fertile per fenomeni un tempo sconosciuti come l’ortoressia. E in futuro? Cosa o chi provocherà in noi la paura alimentare?
Analisi del Contesto
Cibofòbia è un’opera partecipata di Panem Et Circenses realizzata grazie ad un processo partecipato con gli studenti del Master Europeo “Storia e cultura dell’Alimentazione” Ali Akas, Louise Brau-Antony, Leïla Boutnaam, Gaëlla Manca e la supervisione del Professor Massimo Montanari, all’interno del seminario “Il cibo nelle pratiche artistiche di partecipazione” tenuto dal collettivo.
Qualche giorno prima del seminario gli artisti hanno invitato via e-mail gli studenti a portare un loro cibo emozionale, più precisamente un cibo legato all’emozione che provavano al momento della lettura della richiesta. Questo meccanismo, già attivato da PEC in occasione di un altro laboratorio partecipato, ha la potenzialità di sviluppare una riflessione autonoma e diversificata.
Dopo una breve presentazione delle pratiche di partecipazione nell’arte contemporanea e un excursus delle principali opere che si relazionano con il cibo, il collettivo ha proposto agli studenti la possibilità di realizzare di un’opera partecipata partendo dal cibo portato da loro. Il percorso partecipato ha portato così all’identificazione del tema del lavoro, ossia le paure alimentari; del tipo di relazione e interazione che si desiderava avere con il pubblico, ossia quelle ludica, e per ultima alla formalizzazione.
Studio
“La nostra cultura è arrivata un punto in cui ogni antica forma di saggezza riguardo al modo di nutrirsi sembra svanita, rimpiazzata da incertezze e ansie di vario genere.”
M. Pollan – Il Dilemma dell’Onnivoro
Molti dei riferimenti storici riportati dagli studenti sono stati trovati nel libro della ricercatrice francese Madeleine Ferrières “Storia delle paure alimentari dal Medioevo all’alba del XX secolo”, testo importante per l’argomento trattato.
Dal Medioevo ai giorni nostri moltissimi sono gli aspetti che sono mutati nella nostra relazione con il cibo. La più grossa differenza, pensando alle nostre conoscenze scientifiche è il cambio di approccio da quello fisico al contemporaneo chimico. Per quanto riguarda la contemporaneità il sociologo francese Jocelyn Raude sottolinea come un sano principio di precauzione a livello individuale si tramuti in paura irrazionale e relativi fenomeni di isteria di massa. Raude ipotizza che sia lo sistema alimentare contemporaneo a generare ansia. Individua tre fattori fondamentali per le nostre fobie alimentari: la globalizzazione della domanda e dell’offerta che va oltre i nostri sistemi di produzione e protezione locali, quindi al nostro controllo; il fato che il cibo oggi stia perdendo il suo statuto ontologico particolare, riducendosi a semplice commodity (il cibo banalizzato che diventa un non meglio specificato materiale grezzo soggetto a fenomeni di mercato alla stregua del ferro o del petrolio, fa più paura); la perdita di consapevolezza di ciò che mangiamo, il cibo industriale è pieno di ingredienti e il consumatore sta lottando per conoscere l’origine e la natura di ciò che mangia, tra cui la composizione degli alimenti. Più in generale ci inseriamo nel frame creato dal lavoro sul disgusto dello psicologo Paul Rozin che per primo ha coniato la terminologia “il dilemma di onnivoro”.
Focus Cibo
Il processo di partecipazione con gli studenti, attraverso il cibo e le emozioni, è stato attivato dal PEC con una e-mail.
Gli studenti hanno risposto positivamente alla chiamata portando un loro un cibo emozionale.
Tristan > un vasetto di miele senza etichetta > sorpresa – emozione
Ali > una busta grande di arachidi Conad > multipotenziale – allergeni
Dario > crostata di cotognata farcita con membrillo Arcor > tradizione, delicatezza – sorpresa
Gaëlle > piantina di basilico bio > originalità, estate – visione
Louise > pasta scondita > noia
Leïla > ovetti kinder > curiosità – gioco – golosità
Partendo da questi elementi, il lavoro si è poi pian piano spostato sul concetto di CIBO CATTIVO per poi arrivare a quello di PAURA ALIMENTARE.
L’installazione interattiva, voluta e realizzata dagli studenti, nasconde al suo interno 6 cibi. Questi cibi sono descritti da 12 didascalie, una aderente alla paura del presente e una del passato, che però si feriscono allo stesso cibo.
I 6 cibi sono: MAIS ; PESCE; POMODORO; PATATA; PANE; ACQUA e qui sotto vi proponiamo una breve descrizione delle relative paura nel passato e nel presente.
MAIS- IERI
I vampiri esistevano ma non bevevano sangue, semplicemente mangiavano mais.
La pellagra, una malattia che si diffuse largamente a partire dal quindicesimo secolo, era dovuta principalmente ad un consumo eccessivo di mais. Oltre alla desquamazione, i sintomi includevano l’ipersensibilità alla luce, l’insonnia, l’ansia e l’aggressività, spesso tutto questo portava il pellagroso al suicidio. Questi sfortunati malati sembra furono all’origine delle leggende vampiresche.
(fonte: Madeleine Ferrières, Storia delle Paure alimentari dal Medioevo all’alba del XX secolo)
MAIS – OGGI
La questione sugli OGM è ancora troppo aperta e molto lontana dall’essere risolta, ammesso che una questione di tale portata si potrà mai definire risolta… da chi? Per chi? In che modo?
PESCE – IERI
Oggi il pesce è considerato uno dei cibi più salutari in assoluto; pieno di vitamine, povero di grassi, parte della dieta mediterranea, etc… Ma non è sempre stato così. Durante il Medioevo gli ingredienti e i cibi erano classificati in base alla loro natura fisica: il pesce era considerato un animale bagnato, umido e freddo, per questo in grado di trasmettere le stesse caratteristiche a chi lo mangiasse. Per la precisione il pesce fresco cucinato con preparazioni in umido rendeva melancolici. La prossima volta che volete scrivere una poesia mangiate sardine!
(fonte: B. Laurioux – Manger au Moyen Age: pratiques et discours alimentaires en Europe aux XIV et XV siècles)
PESCE – OGGI
Il pesce crudo oggi piace sempre di più ad un numero sempre maggiore di persone, ma non siamo gli unici ad amare il sashimi e il carpaccio. Ci sono piccoli esserini di qualche centimetro che amano a tal punto il pesce fresco e crudo, addirittura vivo (!) da averlo scelto come casa propria, lo abitano annidandosi nel suo intestino al calduccio (è freddo sott’acqua). Questo esserino è l’anisakis e se il pesce non viene cotto o al contrario congelato in abbattitore potremmo ritrovarcelo nel nostro di intestino così poco ospitale per lui da indurlo a mangiarcelo dall’interno.
(fonte: Dizionario di Medicina Treccani)
POMODORO – IERI
Possiamo immaginare una cucina italiana senza pizza rossa o lasagne senza ragù alla bolognese? Beh, dovremmo! Fino al diciannovesimo secolo i pomodori erano coltivati come pianta esclusivamente ornamentale, temuta per il suo colore rosso che istintivamente veniva associato al pericolo, all’avvelenamento, alla tantazione.
POMODORO – OGGI
Abbiamo decisamente abbandonato la paura del colore rosso; al contrario, ci impegniamo tantissimo a cercare i pomodori più rossi quando possiamo sceglierli dai grandi cassoni del supermercato. Siamo così impegnati che ci dimentichiamo come vengono prodotti e da dove vengono. Solo l’uovo porta la salmonella? Che fandonie!
Fattori ambientali (come forti precipitazioni), l’utilizzo di acqua d’irrigazione contaminata o di attrezzature contaminate sono tra i fattori che provocano la contaminazione dei pomodori con norovirus e Salmonella.
(fonte: EFSA European Food Safety Authority)
PATATE – IERI
Quando nel corso del Sedicesimo secolo arrivarono in Europa le patate vennero accolte con sospetto data la loro natura sotterranea e il look simile ad altre piante allora associate al male e alla stregoneria (la mandragola, la belladonna, il giusquiamo). E così, i dotti del tempo risolsero la faccenda tenendole a distanza accusandole di provocare flemma, lebbra ma soprattutto una terrificante flatulenza.
(fonte: M. Ferrières, Les Peurs Alimentaires)
PATATA – OGGI
Visto che oggi in rete si trova di tutto c’è anche chi sostiene (a dire il vero sono numerosi i blog di “pseudo salute” dove si ritrova l’informazione) che le patate sono responsabili di casi di diabete di tipo 2, i cui sintomi principali sono pigrizia e sonnolenza (saremmo in molti a soffrirne…) Considerando che mangiamo circa 33 kg di patate a testa all’anno dovremmo dormire ed essere pigri parecchio…effettivamente.
PANE – IERI
Nel 1951 in un piccolo paese del sud della Francia, Pont Saint Esprit, ci fu un gravissimo caso di avvelenamento di massa, passato alla storia come “Le Pain Maudit” (“il pane maledetto”). Più di 250 persone si ammalarono, comprese 50 persone internate in manicomio e 7 morti. Il fuoco sacro, o ergotismo, venne individuato da molte fonti accademiche come il male che aveva colpito il piccolo paese francese, un malattia epidemica di origine medioevale e tutt’ora non debellata , dovuta ad Claviceps purpurea, un fungo infestante della segale. Alcuni dissero che era stata la C.I.A. Che stava testando l’LSD…
(fonte: INA : http://www.ina.fr/video/CAF97502984)
PANE – OGGI
Oggi il nemico pubblico numero uno è diventato il glutine!
Questa sostanza lipoproteica, che fino a qualche anno fa veniva semplicemente evitata dalle persone affette da celiachia oggi è accusata di quasi tutti i mali del mondo! Pensare che negli anni ’50 del Novecento il cibo veniva arricchito di glutine perché considerato benefico per la salute…glutine aggiunto???Mhh sarà mica per quello che oggi ci sono tanti intolleranti…
ACQUA – IERI
Secondo la scuola medica salernitana l’acqua corrode le carni e debilita i corpi.
(fonte: M. Montanari)
ACQUA – OGGI
Il fluoruro ha effetti negativi sul sistema nervoso centrale, determina alterazioni comportamentali e deficit cognitivi. Questi effetti sono stati osservati a dosi di assunzione effettivamente riscontrate in alcuni cittadini negli USA. C’è buona evidenza (scientifica) che il fluoruro è un neurotossico dello sviluppo, ad indicare che ha effetti sul sistema nervoso del feto in sviluppo a dosi che non sono tossiche invece per la madre. Tale neurotossicità si manifesterà come ridotto quoziente intellettivo ed alterazioni comportamentali.
In Italia, benché non ci siam mai stato un orientamento alla fluorizzazione artificiale delle acque data la sufficiente concentrazione di fluoro naturale, non esistono normative a riguardo.
L’unico riferimento normativo per quanto riguarda il fluoro nelle acque è il decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, che recepisce la direttiva comunitaria 98/83/CE. Il decreto stabilisce in 1.5 mg/l la concentrazione massima di fluoro nelle acque potabili, conformemente a quanto indicato nella Direttiva. E io che pensavo che l’acqua del rubinetto fosse cattiva perché sa di cloro…
(fonti: Disinformazione.it e Epicentro – Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica – a cura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità)
Collaterals
Panem Et Circenses ha realizzato per la comunicazione dell’evento tre poster che sono stati affissi nelle sedi universitarie per promuovere il Master.
Il cibo uccide. Dice uno degli slogan dei manifesti promozionali di Cibofòbia.
E’ ancora così? Ci sono enti, disinteressati, che ci dicono cosa è buono e cosa no? Chi ci insegna a mangiare? Va insegnato?
Rassegna stampa
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